Marco Varisco commendatore «Si sono accorti della mia arte»
Pubblicato
14 Marzo 2023
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IL PERSONAGGIO

TREVISO Marco Varisco nominato Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Maestro incisore, figura impegnata nel campo del sostegno alla disabilità, Varisco è anche genuinamente un “fiol”: incarna cioè un tratto caratteriale tipicamente trevigiano. E con spontaneità accoglie la notizia. «Dico la verità. Mi sono commosso. Così, da solo, come un ragazzino. Però essere Commendatore significa che si sono accorti di me. Che si è capito che ho fatto la mia strada e sono rimasto una persona pulita». Marco Varisco ha 56 anni, e di sentirsi chiamare commendatore non ne vuol sapere. «Un po’ perchè il Cummenda tradizionalmente è una persona di un’altra età. Ma non perché non apprezzi profondamente l’onorificenza». Apre con cura la lettera arrivata dal Prefetto. «Sono già Cavaliere al lavoro e ufficiale. Con questa onorificenza seguo le orme di mio papà. Credo che però contino anche le cose che faccio per il sociale, immagino che la valutazione sia fatta anche pensando alla sfera umana». Certamente il riconoscimento a Varisco significa anche e soprattutto riconoscimento a un’arte, quella del vetro, che mette insieme tradizione, artigianato, e storia familiare. «Nel dna ho mio padre e mio nonno. Ora ho 56 anni (anche se me ne sento meno e anzi sono in regressione): ho cominciato molto piccolo, come è normale nell’artigianato». Racconta la voglia di studiare che non aveva, mentre forte era la curiosità per quella bottega magica. «Non studiavo e andavo in bottega. Mio padre si arrabbiava, mio nonno mi prendeva per manina e mi affascinava con i suoi racconti. Mi metteva sulle sue ginocchia e mi dava le sue prime nozioni». I momenti più alti della carriera? La mostra Peggy Guggenheim di New York nel 2014. E quella all’Albert Museum di Londra. Ora Varisco è in attesa di capire come avverrà la cerimonia di consegna. «Da un lato mi piacerebbe andare a Roma e riceverla da Mattarella. Ma forse alla fine il mio reale desiderio è condividere questa gioia con le persone che sono qui di Treviso».