“Dalla parte di Orfeo” giovedì 16 marzo alle ore 20.30 Teatro Mario Del Monaco Treviso
Pubblicato
13 Marzo 2023
Tempo di lettura
1 minuto
Condividi
facebook linkedin

Orfeo ed Euridice: uno dei miti che dall’ antichità ai giorni nostri ha affascinato poeti, scrittori, musicisti, da Gluck a Monteverdi, da Ovidio a Seneca ed ancora Pavese, Rilke, Buzzati, sino al contemporaneo Claudio Magris. Ma chi era veramente Orfeo? E quali differenze vi sono nell’elaborazione di quel mito? Quanti sono i possibili Orfeo?

 L’azione si svolge in un ipotetico aldilà, che nulla a che vedere con l’oltre-vita fideistico che un po’ tutte le religioni raccontano, ma è una sorta di casa di riposo, non per anziani, ma per tutti coloro che sono entrati in un’altra dimensione, nello stesso modo vecchi e bambini, un oltre-vita esattamente speculare alla realtà. Non vi è redenzione, né punizione divina, non ci si trova in presenza di alcuna entità soprannaturale. Unico gestore della casa un dandy, (segretario di un fantomatico presidente), vagamente snob, annoiato, sarcastico, arrogante che gode nel provocare i morti per i quali non dimostra alcun coinvolgimento affettivo. A lui è assegnato il compito di controllare i defunti e curare tutta la gestione della casa dove incontriamo Orfeo. Nello spettacolo la rielaborazione del mito presenta Orfeo quale lo stereotipo dell’artista, di colui che segue le vie romantiche della “demoniaca bellezza”, ma una volta passato nell’aldilà non è altro che “un piccolo uomo” perché una volta oltrepassata quella porta, non ci sono eroi e riemerge tutto ciò che in vita rimane chiuso nell’inconscio: passioni, vizi, rimpianti, paure. Rimane una domanda: perché Orfeo si è girato? È stata una sua decisione egoistica? È stato per troppo amore? È stato perché così ha voluto Euridice?